Sofia Busignani
Solitamente, per creare collezione di moda si parte dalla moodboard, un’insieme di oggetti d’ispirazione accomunati esteticamente. Sara Gervasoni è partita da alcune foto di quando era piccola, un periodo in cui viaggiò tanto. Uno di questi viaggi fu in Marocco, dove passò una notte nel deserto, ospitata da dei nomadi. Il ricordo di quei giorni è rimasto fortemente impresso nella memoria di Sara, tanto da decidere di partire da lì per sviluppare la collezione per la laurea in Fashion Design.
L’aspetto della vita nomade che più aveva colpito Sara era il fatto che uno, a un certo punto, impacchetta la sua vita e si sposta, per necessità, climatiche principalmente, o comunque di sopravvivenza. Nella ricerca di un confronto artistico, poi, trovò esteticamente simile l’approccio di Christo e Jeanne-Claude. I due artisti infatti hanno “impacchettano” alcuni dei monumenti più importanti a livello internazionale, ma anche paesaggi, di cui hanno voluto sottolineare l’importanza proprio attraverso il processo di occultamento. Sia per il cambiamento climatico, che per motivi culturali, la cultura nomade sahariana non esiste quasi più, dato che in quella zona gli spostamenti erano dettati dalla ricerca di luoghi meno caldi, tendenzialmente, ma ora le differenze tra un luogo e l’altro non sono così nette da giustificare uno spostamento. Molti si sono stabiliti nelle città, sentendocisi spesso in gabbia però.
