Memory. by Sara Gervasoni

Sofia Busignani

Solitamente, per creare collezione di moda si parte dalla moodboard, un’insieme di oggetti d’ispirazione accomunati esteticamente. Sara Gervasoni è partita da alcune foto di quando era piccola, un periodo in cui viaggiò tanto. Uno di questi viaggi fu in Marocco, dove passò una notte nel deserto, ospitata da dei nomadi. Il ricordo di quei giorni è rimasto fortemente impresso nella memoria di Sara, tanto da decidere di partire da lì per sviluppare la collezione per la laurea in Fashion Design.

L’aspetto della vita nomade che più aveva colpito Sara era il fatto che uno, a un certo punto, impacchetta la sua vita e si sposta, per necessità, climatiche principalmente, o comunque di sopravvivenza. Nella ricerca di un confronto artistico, poi, trovò esteticamente simile l’approccio di Christo e Jeanne-Claude. I due artisti infatti hanno “impacchettano” alcuni dei monumenti più importanti a livello internazionale, ma anche paesaggi, di cui hanno voluto sottolineare l’importanza proprio attraverso il processo di occultamento. Sia per il cambiamento climatico, che per motivi culturali, la cultura nomade sahariana non esiste quasi più, dato che in quella zona gli spostamenti erano dettati dalla ricerca di luoghi meno caldi, tendenzialmente, ma ora le differenze tra un luogo e l’altro non sono così nette da giustificare uno spostamento. Molti si sono stabiliti nelle città, sentendocisi spesso in gabbia però.


Anche Christo, come le città per i nomadi, quando impacchettava gli edifici o i paesaggi, in realtà ne sottraeva identità. Sara non ha interpretato questo “impacchettamento” come necessariamente negativo, ma anzi come parte di un processo evolutivo. Coniugando i due fattori, di nomadismo e impacchettamento, Sara ha scelto di usare ampie metrature di stoffe per “impacchettare” il corpo, giocando con la stoffa e creando delle sorte di tasche, dentro cui poter portare il necessario. Per tenere insieme il tutto è ricorsa a corde ed elastici, al posto dei classici ago e filo. Inoltre, tante parti i cui cartamodellli erano stati pensati con un’identità precisa, spostandoli ne acquistavano una diversa (come il cartamodello del pantalone che poi era utilizzabilissimo anche per la manica). La sfida divenne allora quella di rendere moderna un’ispirazione nata dalla tradizione. Per cui: come mi vestirei, nel luogo del mondo in cui vivo, e che sfida dovrei affrontare? Ad esempio, Sara vive a Londra, in cui piove sempre, per cui i materiali dovevano essere tutti idrorepellenti. Riprendendo l’adattamento dei nomadi dalla libertà del deserto alla città, così i vestiti progettati da Sara si riadattano sulla persona.

Il video è stato girato a dicembre 2019, a Verbania. Sofia Provesi (grafica ed ideatrice del corto) ha rielaborato in immagini il pensiero di Sara. Il video è venuto fuori giocando con gli errori: a entrambe piaceva il concetto del decontestualizzato, che pur rimanendo diverso, si ricontestualizza. Le protagoniste del video sono tre sorelle, le quali si ritrovano in una realtà che non è quella che avrebbero scelto: è un posto freddo e oscuro, in netto contrasto con i loro vestiti caldi e colorati. Tutte e tre vengono risvegliate da qualcosa (il rumore della pioggia, un petalo o le luci) e attraverso questo stimolo, entrano nel ricordo. Sara ha scelto di riprendere alcuni elementi della cultura nomade, come il ballo e la musica. Infine, per loro è molto importante la famiglia, quindi una delle due sorelle passa uno degli abiti (impacchettato) ad un’altra sorella in vista del suo viaggio (potrebbe essere quello della vita, ma non ci è dato saperlo). Dopo aver vissuto questi tre momenti, tornano alla realtà, nel luogo di partenza. Si guardano i vestiti, e allora si rendono conto che ora hanno qualcosa in comune, e poi, anche se non sono nell’ambiente più adatto a loro, possono comunque restare loro stesse. Anche la comunanza del tipo di vestiario aiuta ad identificarsi in una certa “cultura”.

Per Sara, lo slogan di questo progetto potrebbe essere: “il ricordo è il tessuto dell’identità”. Il ricordo infatti comunque rimane addosso, ed è attraverso di quello faccio memoria del mio luogo di partenza. A prescindere, diviene un tassello che andrà a costituire la tua identità. Anche il video parte così come era partita la collezione, ovvero da un ricordo personale, risvegliando poi un certo senso di formazione. Sara dice di non poter parlare di qualcosa che non ha vissuto e per lei il ricordo è importante perché vero. Questo lavoro si basa su un ricordo, e sul fatto che l’istinto dell’uomo è naturalmente quello di viaggiare. Per Sara è risultato naturale nel momento in cui è un suo ricordo. Lei stessa rappresenta una delle evoluzioni naturali dell’uomo moderno, che deve muoversi per opportunità. Infine, da notare che nel video il nomade non ha mai viaggiato da solo: le tre sorelle partono da sole per poi ritrovarsi insieme.

Il video ha partecipato a: Milano Fashion Fillm Festival; Sarajevo Fashion Film Festival; Amsterdam Fashion Film Festival.

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