Alessia Michelini
Bottega Veneta ha annunciato pochi giorni fa che sosterrà la Biennale Danza per i prossimi due anni. Dopotutto Daniel Lee, direttore creativo della Maison, ha sempre affermato di essere vicino al mondo del ballo. Dal 23 luglio all’1 agosto 2021, sarà possibile assistere a spettacoli dal vivo con coreografi e compagnie di danza da tutto il mondo con più di 500 artisti internazionali.

Bottega Veneta non è l’unica casa di moda ad aver finanziato iniziative nel mondo dell’arte ed eventi culturali. Ma cosa porta ad un brand tali finanziamenti? Sicuramente un profitto in termini di comunicazione, strategie e identità. Ogni partnership artistica è per il brand un tassello che si aggiunge e arricchisce il bagaglio culturale del marchio. Vediamone un po’ qualcuna.
Bottega Veneta ha un rapporto con l’arte ormai consolidato, che definisce molto l’identità del marchio. L’image del brand si basa infatti sulla realtà artigianale a partire dal nome: l’ambiente bottega si lega al fatto a mano e lavoro di qualità. Prendiamo il famoso intreccio cabat, riproposto oggi da Lee in versione Maxi. Quel tipo di intreccio, brevettato, è stato inventata dalla Maison riprendendo un processo artigianale molto specifico che richiede una notevole forza e fatica: gli artigiani, di solito in coppia, devono intersecare centinaia di fettucce in pelle tirandole in piedi, seguendo uno schema a diagonali.
L’arte sta qui nella lavorazione e nelle tecniche, ma negli anni il marchio ha anche sostenuto diverse iniziative come, ad esempio, l’opera di restauro della Basilica di San Marco a Venezia nel 2019. Il 30% del ricavato delle vendite di alcuni modelli di borse è stato devoluto per la ristrutturazione della Basilica. In questo caso, l’azione ha supportato l’heritage del brand, particolarmente radicato nella regione Veneto.
Nel 2015 venne pubblicato da Rizzoli il volume a cura dell’allora direttore creativo della maison, Tomas Maier, Bottega Veneta: The art of Collaboration. Una monografia che raccoglie le campagne pubblicitarie del marchio dalle stagioni 2002/2003 fino alle collezioni 2015/2016 allo scopo di documentare 13 anni di collaborazioni con il mondo dell’arte suggellando una profonda alleanza tra Bottega Veneta e artisti come Peter Lindbergh, Steven Maisel, Robert Longo, Annie Leibovitz.
L’amore per la fotografia della Maison è stato poi confermato con la collaborazione del 2017 con il Shanghai Centre of Photography, uno dei più noti istituti d’arte fotografica in Cina. A sostegno della cultura e della creatività, la partnership ha dato vita ad una serie di interessanti mostre come Made in Germany: German Photography from the 19th Century to Today, una delle più grandi retrospettive di fotografia tedesca al mondo. Il linguaggio universale della fotografia ha il sapore globale alla quale la Maison tende, pur mantenendosi legata alle sue radici italiane.
Sempre sotto la guida di Maier, Bottega Veneta ha creato nel 2014 il “Save the Japanese Modern Architecture Project”, realizzando un tributo all’Hotel Okura di Tokyo, una delle migliori testimonianze moderniste giapponesi. Maier, in questa occasione ha dichiarato che Bottega Veneta voleva problematicizzare la decadenza di alcuni patrimoni culturali per sostenere il design di qualità nel tempo.
Recentemente anche Daniel Lee si è mosso sulla scia delle precedenti operazioni artistiche, realizzando nel 2020 un corto con Tyrone Lebon dal titolo Bottega Veneta: Man. Un prodotto artistico di notevole bellezza che racconta l’evoluzione del concetto di mascolinità in relazione al manswear: una serie di personaggi, come Roberto Bolle, l’artista George Rouy e il rapper Octavian, vengono filmati nelle azioni quotidiane del vestirsi e dello spogliarsi cogliendo l’intimo rapporto tra corpo e abito.
Inoltre, in quest’ottica vicina al mondo dell’arte è possibile discutere della recente scelta del brand di uscire da Instagram e aprire “Issue by Bottega”, un digital magazine trimestrale che coadiuverà ogni collezione. Anche in questo caso, il prodotto vuole abbracciare fotografia, musica, design e moda con l’obbiettivo, affermato dallo stesso Lee, di far immergere le persone nel mondo di Bottega Veneta e porsi in netta distanza dal bulimico consumo culturale di oggi.
