Fare a meno della moda

Giulia Mangialardo

Cristiano Toraldo di Francia ed il corso sperimentale di disegno dell’abito
Ri-vestire è il titolo di un laboratorio sperimentale che l’architetto Toraldo di Francia ha portato avanti dal 2011 al 2018 presso la Scuola di Architettura e Design Eduardo Vittoria di Ascoli Piceno unendo architettura, arti visive e performance al settore dell’abbigliamento, fondamentale per l’economia della regione Marche.

In un articolo intitolato “Superstudio à la mode”, Superstudio, il gruppo di architetti radicali attivi a Firenze tra gli anni 60 e 70, scriveva, così:
Ora che abbiamo scoperto che possiamo fare a meno dell'architettura, possiamo fare a meno di qualsiasi design (compreso l'abbigliamento). Possiamo fare a meno della moda, che è solo un'altra sovrastruttura. Il problema non è vestirsi in un modo piuttosto che in un altro: il problema è non vestirsi affatto. [...] Usare i vestiti come veri vestiti: indossarli come e quando serve e finché non sono rotti [...] L'unico progetto possibile per ora è la cessazione totale di qualsiasi attività legata alla moda, e la sua riduzione a una semplice produzione di abbigliamento di base, razionale, a basso o nullo costo, anonimo.
Questo rifiuto di aderire ai ritmi già allora imposti dal sistema della moda rientrava nel generale processo di riduzione in cui Superstudio si era impegnato dopo una prima fase di Superarchitettura dalle forme e dai colori pop. Tale processo avrebbe portato a progetti estremamente elaborati come Il Monumento Continuo, la Supersuperficie e gli Atti Fondamentali: un viaggio all’essenza dell’architettura e del design, culminato nella ri-scoperta delle attività fondamentali della vita dell’uomo, “L’unica architettura sarà la nostra vita”.
Toraldo continuò a lavorare su queste idee nel corso della sua vita anche dopo la fine del Superstudio, portando avanti una centenaria ricerca sul concetto di superficie iniziata già da Adolf Loos a fine ‘800.
L’interesse di Toraldo era volto soprattutto agli sviluppi dell’architettura che, secondo lui, non poteva più essere rigida, ma avrebbe dovuto diventare sempre più morbida per adattarsi alle esigenze di un mondo sempre meno fisico. Da qui la passione per la moda intesa come architettura indossabile che avrebbe potuto aumentare le funzionalità del corpo e rendere l’uomo indipendente da ogni tipo di rifugio costruito, consentendogli una libertà di movimento nel mondo come Superstudio aveva ipotizzato nella Supersuperficie. Una moda, quindi, non consumistica ma funzionale, che potesse fungere da motore di espressione della propria creatività, al di là dei canoni estetici e dei modelli imposti da un sistema.

© Courtesy Archivio storico Toraldo di Francia, Filottrano

Dopo tre decenni di attività come rinomato architetto a Firenze, Toraldo aveva lasciato la Toscana e si era trasferito nelle Marche, dove aveva riscoperto la sua passione per l’insegnamento. Nei suoi corsi alla facoltà di Ascoli Piceno Toraldo era “un regista”, come amava definirsi, che metteva insieme persone diverse per scatenare nuove reazioni. Non a caso, la forma da lui prediletta era quella del laboratorio, che imponeva agli studenti di essere parte attiva superando la didattica unidirezionale a cui Toraldo tanto si era ribellato in gioventù.

Tra i vari laboratori da lui coordinati nella Scuola di Architettura e Design, Ri-vestire è stato uno dei più longevi e più apprezzati dagli studenti. Ogni anno il docente proponeva tre tematiche che gli studenti dovevano poi sviluppare: divisi in coppie, ognuno di loro avrebbe dovuto progettare e realizzare un abito per l’altro. Alla fine del corso, ogni studente avrebbe realizzato almeno 3 abiti e 15 tavole A4 con la documentazione dei progetti e del loro processo di fabbricazione, che poteva essere restituito avvalendosi di disegni a mano o di fotomontaggi digitali realizzati sulle fotografie degli studenti.

I progetti degli studenti dovevano muoversi secondo i tre principi fondamentali del corso: la multifunzionalità, intesa come trasformabilità dell’abito, il fai da te, come facilità di assemblaggio e la sostenibilità, ovvero l’utilizzo di materiali di riciclo. Durante le otto edizioni del laboratorio, infatti, si sono tenuti numerosi incontri con le aziende d’abbigliamento del territorio che hanno portato agli studenti preziose testimonianze e materiali di scarto da riutilizzare per le esercitazioni.
I temi proposti da Toraldo di anno in anno sono spesso stati ispirati dalle esigenze di recupero di abiti rimasti invenduti, come l’esercizio Smonto e rimonto (2011-2012), o l’esercizio Tre giacche (2013-2014): in entrambi i casi gli studenti erano partiti da abiti già confezionati e avevano dovuto ricavarne di nuovi, mescolando tra loro i pezzi di partenza.


Alcuni temi, invece, avevano precisi riferimenti letterari, artistici o architettonici: così il Librabito (2013-2014), esercizio per il quale gli studenti dovevano decorare una tuta in Tyvek con delle frasi copiate da alcuni libri, si ispirava al romanzo Fahrenheit 451 e alle Autostoricizzazioni di Guglielmo Achille Cavellini (1973).

© Courtesy Archivio storico Toraldo di Francia, Filottrano

L’Abito-a-razzo (2014-2015) era ispirato alle opere di Burri e Fontana e alle architetture di tessuti realizzate da Petra Blaisse: per questo esercizio gli studenti avevano realizzato degli abiti che potevano essere indossati ma anche appesi al muro come arazzi.


L’esercizio Rivesti te stesso e una seduta (2014-15) aveva richiesto agli studenti di pensare ad un tessuto unico che rivestisse il loro corpo rendendolo un tutt’uno con la seduta, ispirandosi ad effetti di camouflage come nella famosa foto di Anne Leibovitz che ritraeva Keith Haring nel suo studio (1986).

© Courtesy Archivio storico Toraldo di Francia, Filottrano

Infine, l’esercizio Abito Rifugio (2012-2013) era quello che più si avvicinava alla teoria dell’abito come architettura indossabile: agli studenti era stato chiesto di progettare degli abiti che potessero trasformarsi in un rifugio per la passare la notte, per poi essere comodamente richiusi e trasportati in forma di borsa o zaino, oppure indossati come soprabito il giorno seguente.


I lavori degli studenti sono stati presentati al Centro Pecci nel 2012 e al MAXXI nel 2016. Nel 2018 Toraldo ha lavorato ad un’ultima, grande mostra dedicata a questo progetto al Centro per le arti visive Pescheria di Pesaro, dove sono stati esposti numerosi progetti delle varie edizioni del corso; in questa occasione alcuni studenti hanno anche indossato i loro modelli realizzando delle performance dimostrative. Il tutto è stato documentato con numerose fotografie e video che sono poi confluite in un volume dedicato curato da Toraldo, spesso considerato l’autobiografia per immagini dell’architetto.

Bibliografia
– Adolf Loos, Parole nel vuoto, Adelphi, Milano 1972
– Superstudio, “Superstudio à la mode”, in In. Argomenti e immagini di design, 8, Novembre-Dicembre 1972, numero speciale “Moda e società”, a cura di Gillo Dorfles, pp. 43-47
– Intervista di Paolo Rosselli a Cristiano Toraldo di Francia, realizzata nello studio dell’architetto a Filottrano, il 24 aprile 2016, disponibile online https://vimeo.com/242601036
– Cristiano Toraldo di Francia, Ri-vestire. Dressing the planet/dressing body: from Supersuperficie to Librabito, Quodlibet, Macerata 2018
– Sezione dedicata al laboratorio nel sito personale di Cristiano Toraldo di Francia: https://www.cristianotoraldodifrancia.it/didattica/?p=1772
https://www.fondazionepescheria.it/portfolio/ri-vestire/

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