Intimità e attualità nei dipinti di Patrizio di Massimo

Giulia Mangialardo

A cura di Massimo Vitangeli e Ludovico Pratesi
Testo in catalogo di Barbara Casavecchia
23 aprile – 3 settembre 2023
Jesi (AN) – Italy
Palazzo Pianetti & Palazzo Bisaccioni

Fino al 3 settembre 2023 è possibile visitare la grande mostra antologica che la città di Jesi ha dedicato ad un artista speciale, Patrizio di Massimo, nato proprio a Jesi nel 1983 e poi trasferitosi a Londra. Si tratta di una prima, importante sinergia tra pubblico e privato, che vede infatti una parte delle opere esposte nei Musei Civici di Palazzo Pianetti ed un’altra visibile negli spazi espositivi di Palazzo Bisaccioni, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. Una preziosa collaborazione tra due istituzioni della rete museale urbana che si impegnano ad ospitare un percorso articolato e complesso per valorizzare al meglio le potenzialità culturali della città. Le due location ospitano oltre 25 opere pittoriche, costituendo la più ampia mostra antologica mai realizzata dall’artista.

Vista dell’esposizione a palazzo Pianetti, Jesi. © Miriam Carmeli

Dopo un’iniziale sperimentazione tra video, fotografia, performance, collage, installazione e ready-made, di Massimo si è mosso con decisione verso il mezzo della pittura, divenendo di fatto uno dei più apprezzati pittori italiani contemporanei. Quella di PDM è una pittura autobiografica e grottesca, intrisa di suggestioni tratte dalla storia dell’arte ma allo stesso tempo piena di riferimenti alla società contemporanea.
Il percorso di Palazzo Pianetti segue un andamento tematico, che affronta alcuni dei nuclei della pittura di PDM: la domesticità, i litigi, le storie d’amore, l’esoterismo. Dalla spontaneità e naturalezza di alcune scene domestiche si passa alla teatralità e artificiosità delle scene di litigio, fino alla tenerezza di alcune delle scene d’amore.


All’interno dei differenti filoni tematici, un punto fermo è l’autobiografia: nei suoi quadri PDM fa ampio uso ritratti di amici, familiari, conoscenti e moltissimi autoritratti, consegnando la sua intimità allo spettatore. L’utilizzo del grande formato, che in passato era riservato a dipinti di genere storico, sembra voler storicizzare la quotidianità dell’artista, che di fatto usa la sua arte come testimonianza della propria vita e delle proprie relazioni:
“Quando si guarderanno i miei dipinti tra tanti anni si percepirà chiaramente quali sono state le mie amicizie in alcuni anni della mia vita, quando mi sono sposato o quando è nata mia figlia Diana ecc. In questo senso guardo al mio lavoro come a un apparato diario-grafico della mia vita”.
Numerosi in mostra sono gli autoritratti, mezzo prediletto da PDM per esplorare la propria identità:
“Per me l’autoritratto è sì uno strumento conoscitivo verso me stesso, ma allo stesso tempo, e soprattutto, verso gli altri e la società. L’autoritratto è fatto di dubbi, che si devono risolvere attraverso lo scrutinio meticoloso dell’animo umano; è beffardo e ambiguo, perché per sua natura ti promette di essere qualcosa che non è: l’artista stesso”.
L’autoritratto è, per PDM, principio assoluto della creatività, specchio unico dell’essere, atto fondativo della storia dell’arte. Uno di questi, Self-portrait (with Philip Guston), è stato realizzato appositamente per l’esposizione jesina. Di Massimo si raffigura addormentato, avvolto da lenzuola verdi con accanto un libro aperto. Quest’opera è, per l’artista, una “testamento di solitudine“, quella solitudine che lo accompagna nei momenti più intimi della sua vita e che è motore di idee e creatività:
“Perché la solitudine non è nemica, non è necessariamente qualcosa da cui fuggire. Nella solitudine nascono le idee, nella solitudine e nell’attesa che essa genera nascono le premesse per il “con chi”, “insieme a chi”, “in collaborazione con chi””.

Patrizio di Massimo, Self-portrait (with Philip Guston), 2022, © Eleonora Agostini

Negli esoterici, poi, si fa più forte l’eco di iconografie antiche, che giunge al culmine nel trittico Alla rosa bianca e al pettirosso (2023), anch’esso realizzato appositamente per questa mostra e pensato come un dialogo con la Deposizione nel sepolcro di Lotto (1512), ospitata nelle sale della pinacoteca al piano superiore. Anche in questo caso, il tema religioso viene traslato all’attualità e molti dei personaggi sono ritratti dei familiari dell’ artista: al centro, nella scena della deposizione, vi sono l’artista nei panni di Nicodemo e sua moglie al posto di Gesù Cristo, assieme ai rispettivi genitori. Ai lati, invece, due ritratti presi da fotografie viste nelle news, si tratta di un soldato russo sulla destra e una ragazza ucraina sulla sinistra, entrambi vittime della guerra: il dipinto vuole rappresentare un omaggio a tutte le giovani vite coinvolte e sconvolte dalla guerra in Ucraina.

Patrizio di Massimo, Alla rosa bianca e al pettirosso, © Eleonora Agostini

Della pittura di PDM colpiscono i colori, accesi e brillanti, la quantità dei dettagli e la minuziosa riproduzione degli oggetti della vita moderna, quasi una “fenomenologia dell’ossessione” che nasce dalla volontà di andare oltre le cose, trovando significati nascosti negli oggetti più comuni. Tali dettagli connotano fortemente la serie dei Litigi: il contrasto tra pose teatrali e ambientazioni indefinite con la presenza di oggetti d’uso quotidiano rende le scene ambigue, misteriose e interessanti. In questi dipinti si sente particolarmente l’influenza di Otto Dix, uno dei principali riferimenti di PDM, per l’impostazione teatrale e per la carica grottesca delle immagini.

Patrizio di Massimo, Bauhau, 2019, © Giulia Mangialardo

La mostra raccoglie opere provenienti da diverse collezioni, assemblandole a distanza di anni per permettere una lettura completa dell’evoluzione del lavoro dell’artista, ed è accompagnata da un catalogo ancora più esaustivo. Questa esposizione permette al visitatore di immergersi a pieno nell’arte e nella vita di Patrizio di Massimo, lasciando ampio spazio alle opere supportate da un apparato testuale ampio, esaustivo e ben calibrato che lascia comprendere i significati delle scene più misteriose.

Bibliografia
Patrizio di Massimo. Antologia / Anthology (2013–2023), catalogo della mostra a cura di M. Vitangeli, L. Pratesi, Quodlibet
Sito ufficiale dell’artista http://www.patriziodimassimo.com/
Damiano Gullì, Pittura lingua viva. Parola a Patrizio Di Massimo, pubblicato su Artribune il 6 settembre 2018, https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/who-is-who/2018/09/pittura-patrizio-di-massimo/

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