LA GRAMMATICA DEI TESSUTI da NONOSTANTEMARRAS

Agnese Azzarelli

Mercoledì 30 novembre si è tenuta, da NONOSTANTEMARRAS, la presentazione de LA GRAMMATICA DEI TESSUTI di Michela Finaurini, edito da Gribaudo. In dialogo con l’autrice Patrizia Sardo Marras e Francesca Alfano Miglietti.

C’è un filo sottilissimo capace di trascorrere dalla grammatica, al mappamondo, dalla matematica sino all’atlante. Diagrammi, disegni o rappresentazioni del mondo.
La tessitura è anch’essa una rappresentazione?
Qual è quel filo visibile che fa della tessitura una grammatica, l’avvicina alla letteratura o alla matematica? Michela Finaurini formula una sua personale enciclopedia del filo, tentativo utopico di fare della tessitura una scienza in cui le sfumature dei colori possano occupare un posto esatto, calcolabile e riconoscibile. Comincia sin da bambina, facendo raccolta dei materiali che più la colpiscono.
Sospesa tra il rigore della matematica e l’alveo delle sinestesie, del quale si arricchiscono il vocabolario e le citazioni scelte dall’autrice, è l’arte della tessitura.


Da Picasso a John Ruskin, Michela Finaurini si avvale, anche in questo caso dei materiali, dei cocci trasportati dalla corrente, per dire del filo esattamente ciò che non è, ovvero una singolarità a sé stante.
«Ogni colore che noi vediamo nasce dall’influenza del suo vicino» scrive Claude Monet.
Nella splendida cornice del Circolo Marras Finaurini dischiude le mitologie raccolte nel libro La grammatica dei tessuti, mentre lo spazio fa da eco alle sue parole. Abiti da sogno trascorrono da tonalità tenui ad un bellissimo bianco e poi antracite e poi volumi e patchwork. Il luogo d’elezione è un sito industriale che non cessa di emanare il suo fascino. Rampicanti, colori, volumi e odori ne fanno il luogo sinestetico per antonomasia.
La presentazione di mercoledì è stato un vero e proprio inno alla bellezza, ma non una bellezza edulcorata, la bellezza che emana dalle parole e da uno spazio stratificati, da parole che hanno visto, sentito e raccolto; da uno spazio che sembra averne viste e che scricchiola ancora al passaggio di quelli che lo hanno calcato come fosse un palco. Sì! Potrebbe essere anche un magnifico palco, con quella sua loggia laterale rialzata, esposta alla vista di chi sta per entrare.


Come il fiore del Gossypium, il dettato di Finaurini, soffice e leggero, si schiude, scoprendo i suoi semi, capace di trascorrere dall’antica Babilonia alla civiltà degli Aztechi, dall’Egitto, all’antica Roma, sino alla Toscana e alla Lombardia. Un viaggio nel tempo, quanto nello spazio. Un’enciclopedia che trasmigra tra le epoche e i popoli. Si annoverano anche i diversi tipi delle fibre, come per la seta, ad esempio. Riti, legami esoterici, divinatori e astrali ne fanno un regale e magnifico tessuto, scrive Finaurini.
Considerata preziosa al pari dell’oro, il tessuto veniva utilizzato come valuta in cambio di pietre preziose, incenso, spezie e merci umane come schiavi, concubine e spose […] (1)
L’autrice non manca di elencare caratteristiche fondamentali e proprietà delle fibre, accanto a brevi curiosità. La storia raccontata ne La grammatica dei tessuti si inscrive nei secoli della Storia con la “s” maiuscola. Paglia, Ortica, Ginestra e Bambù increspano i territori dello sviluppo dell’uomo e dell’espandersi della sua civiltà. Accanto alle fibre naturali, Finaurini prende in esame le fibre sintetiche, raccontando delle svolte e dei cambiamenti, dei processi e dell’innovazione.
L’enciclopedia prosegue annoverando, l’uno seguito dall’altro, i tessuti che impreziosiscono le nostre abitazioni o che amiamo indossare.


Werther non se ne cura. Non vuole sentir parlare della miriade di tessuti che sfilano al di là delle sue finestre. Vuole essere sepolto con il frac turchino con il quale ha ballato con Lotte ed è con il suo frac turchino che verrà trovato agonizzante nella sua stanza. Una vita può bastare a conoscere le sfumature di ogni tessuto? Una vita può bastare ad amare una sola persona?
Ogni volta che mette quel vestito […], Werther si traveste. Da che cosa? Da innamorato estasiato: egli ricrea magicamente l’episodio dell’estasi, l’episodio in cui si è trovato siderato dall’Immagine. (2)
Werther, come il collezionista più sfrenato di capi haute couture, hanno in realtà compreso un’unica cosa e non si differenziano l’uno dall’altro: i vestiti, i tessuti, la ricerca incessante di fibre ha un unico scopo, inscritto nel frammenti di un discorso amoroso.
Questa è forse la storia che racconta ogni filo. Alberto Giacometti lo ha intuito quando, interrogato da André Breton e Paul Éluard, sull’incontro capitale della sua vita, rispose:
[…] vedo, una notte di ottobre del 1930, passare l’andatura e il profilo […] della donna che da quel momento si è srotolata, come un unico tratto di penna, attraverso ogni spazio delle stanze in cui ero. (3)
La scrittura ed il filo si riuniscono ancora per raccontare di una storia d’amore lunga una vita.

(1) M. Finaurini, La grammatica dei tessuti, Gribaudo 2022, p. 63.

(2) R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi 2001, p. 16.

(3) A. Giacometti, Scritti, Abcondita 2001, pp. 44/45.

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